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GIUSEPPE CARTA
Banari, Sassari, 1950

Fondamentali per la sua crescita artistica sono gli incontri con il gallerista genovese Rinaldo Rotta (1988) e lo scrittore Giorgio Soavi (1994), che ravvisa analogie tra le trasparenze di Carta e i vetri del pittore alsaziano Sebastien Stoskopff. Sono di questi anni le importanti mostre a Parigi. Nel 1998 è a New York con due personali. Nel 2000 e nel 2002 espone alla più prestigiosa rassegna europea dedicata alla natura morta: The annual still life Show dell'Albemarle Gallery di Londra.

Giuseppe Carta è capace di operare quel sortilegio che secondo De Chirico solo alla pittura è concesso: penetrare la "realtà seconda" che sta dietro "il senso apparente delle cose". Nelle sue nature morte sembra materializzare l'anima insospettabile e occulta degli oggetti: cristalli o porcellane, carte o terrecotte, ortaggi. Con la pazienza di un primitivo fiammingo e pennelli da miniaturista, dipinge l'aria, la luce, la natura musicale del colore. Le composizioni di frutta dette Mozartiane sono, ad esempio, la trascrizione visiva dell'ordine ritmico delle sonate di Mozart, le cui note rompono il misterioso silenzio della grande casa di pietra dove Carta vive e lavora.

SCHEDA BIOGRAFICO-CRITICA A CURA DI BEBA MARSANO

 
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