IGINO PANZINO
Sassari, 1950
Scultore, figlio della pittrice Liliana Cano, ne1
1976 aderisce alle ricerche concettuali del Gruppo della Rosa, fondato
da Aldo Contini. Dagli anni Ottanta si dedica anche alla pittura, con
una preferenza per l'acquerello e il disegno a grafite. Negli anni Novanta
inaugura una serie di interventi urbani in varie località della
Sardegna.
Le teste di toro come ricordo e metafora della civiltà prenuragica;
le corna di muflone, del mondo pastorale; le anfore, della vita contadina: è la
Sardegna con i suoi miti e i suoi riti il filo conduttore della scultura
di Igino Panzino. Una scultura dal grande equilibrio pieni-vuoti e
dalle limpide, aeree, sinuose geometrie, ritagliate in materiali naturali
e
poveri come il legno compensato e il cartoncino da acquerello. Una
scultura di ispirazione insieme organica e concettuale che trova il
suo completamento
nel rapporto con lo spazio fino a diventare installazione ambientale,
totem, monumentale simulacro della memoria dal valore quasi sacrale.
SCHEDA BIOGRAFICO-CRITICA A CURA DI BEBA MARSANO
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