Il
toponimo Milogu, che dà il nome alla regione geografica,
talvolta non è indicato nelle cartine turistiche;
perciò è all'origine di una querelle. C'è
infatti chi sostiene che il Meilogu sia una subregione
compresa nel più vasto Logudoro, mentre altri sono
propensi a ritenrlo un luogo a sè stante, delimitato
da confini fisico-orografici ben distinti.
Sia quel che sia, questa pubblicazione si propone come
guida per visitarlo, suggerendo di seguire a piedi alcuni
itinerari che ricalcano antichi tracciati percorsi nella
storia da pastori, contadini, taglialegna e carbonai,
cioè da coloro che un tempo vivevano numerosi in
queste campagne, poichè vi trovavano sostentamento
economico.
Il nome Meilogu che significa "luogo di mezzo",
indica una posizione geografica interamente compresa nella
provincia di Sassari, interposta tra il mare e i rilievi
montuosi più interni. Confina infatti con il Turritano,
la Planargia, Goceano e il Logudoro, di cui si è
detto potrebbe essere una sub-regione. Volendo tracciare
limii fisici, per lo più approssimativi, il Meilogu
è delimitato verso sud dai contrafforti dell'altropiano
di Campeda e dal solco vallivo del fiume Temo, il corso
d'acqua più importante del territorio, a est dalla
piana di Chilivani dove si apre la sua naturale continuazione,
il Logudoro, a nord dalle basse colline di coros, a ovest
dagli aspri tavolati del Nurcara. L'altra zona fluviale
importante è il lago del Bidighinzu, un bacino
artificiale costruito nei pirmi anni '60 per raccogliere
acqua destinata ad usi potabili e irrigui, che nel tempo
è divenuto luogo di sosta e svernamento per numerose
specie di uccelli acquatici migratori ed una fauna tipicamente
lacustre.
Dal punto di vista geologico, questo territorio è
costituito perlopiù da quanto residua dall'attività
di antichi vulcani spenti da milioni d'anni e dai depositi
fossili creati dalle realtive eruzioni. Ciò indusse,
nell'Ottocento, il generale Alberto Della Marmora, a cui
si devono le prime grandiose esplorazioni osservazioni
scientifiche della Sardegna, a definire il Meikogu con
l'appellativo di "Alvernia Sarda", per la sua
notevole rassomiglianza con la regione francese.
Il più antico cono vulcanico è il Monte
Cuccuruddu (m. 676), in comune di Cheremule, mentre il
rilievo montuoso più alto è il Monte Santu
(m. 733), caratteristico per l'inconfodibile profilo tronco-conico.
I crateri di questi antichi vulcani sono compresi nell'elenco
dei "Monumenti Naturali" da salvaguardare, indicati
dalla Regione Sarda con un apposita legge sui parchi.
Nel Meilogu vi sono diffuse e numerose testimonianze di
tutte le epoche del passato. Tra le più note ricordiamo:
la reggia nuragica di Santu Antine a Torralba, l'insediamento
preistorico riutilizzato come chiesa rupestre tardo-antica
di Sant'Andrea Priu presso Bonorva, la chiesa bizantina
di Santa Maria di Bubalis sorta su di un precedente edificio
termale romano, l'abbazia di San Pietro di Sorres in cui
ancora risiedono e lavorano monaci benedettini e tante
altre innumerevoli chiese sia romantiche che di epoche
posteriori. Ricordiamo che il Meilogu, nel Medio Evo,
è appartenuto prima al Giudicato di Torres e poi
a quello di Arborea; era diviso nelle Curatorie ecclesiastiche
di Coros, Caput Abbas, Oppia, Costa de Valls. Nelle successiv
vicende storiche, ha sempre seguito il destino del resto
della Sardegna: al periodo aragonese, ha fatto seguito
quello spagnolo, piemontese-sabaudo, fino all'annessione
al Regno d'Italia.
L'ambiente naturale, per quanto la zona sia antropizzata,
offre la possibilità d'interessanti visite in zone
selvagge e incontaminate. Resterà da scegliere
il mezzo più idoneo. Noi abbiamo scelto la passeggiata
escursionistica che riteniamo alla portata di tutti. Ma
anche il cavallo (nel Meilogu esistono maneggi un po'
ovunque) e la bicicletta adatta a percorsi fuoristrada
(mountain-bike), restano valide opzioni.
Ripercorrendo questi itinerari, siamo venuti a conoscenza
di remote testimonianze archeologiche, monumentali, architettoniche,
ma anche di una fervente vita rurale, rimasta arcaica
almento fino agli anni '50 del secolo appena trascorso.
Ed in effetti, gli abitanti residenti in questi paesi,
erano di gran lunga più numerosi fino a qualche
decennio orsono.
Per fermare questo progressivo spopolamento e rivitalizzare
queste comunità, è opportuno riscoprire
luoghi storici e ambienti naturali, per troppo tempo caduti
nell'oblio. In questo modo si potrà creare una
valida offerta di ospitalità rivolta ad un turismo
culturale intelligente che sempre più va affermandosi
nell'era del "villaggio globale".
Dal
libretto Alla Scoperta del Meilogu